D'ici

“Non à la Précarité !”

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Note al ritorno da Parigi in rivoltaSabato e Domenica sono stato a Parigi per saperne di più della grande rivolta generazionale contro la precarietà che sta scuotendo la Francia, e di cui abbiamo ormai più volte avuto occasione di parlare su questo blog. Sono partito subito dopo lo skizodiscorso di Chirac (“Promulgo la legge ma non dev’essere applicata”) sul CPE, il Contratto Precarietà Esclusione, come lo chiamano gli studenti. Il discorso, visto come una provocazione dal movimento parigino, ha subito scatenato una manifestazione spontanea di giovani che, partito dalla Bastiglia, si è ingrossata fino a 5-10.000 persone e ha fatto un lungo percorso di 25km attraversando la notte parigina, con significativi momenti all’Assemblé Nationale (il parlamento), alla Sorbona interamente blindata alla genovese da CRS e gendarmerie di Sarkozy (lanci di lacrimogeni), per concludersi a Montmartre, dove è stato per commemorata festosamente la Comune, l’insurrezione parigina del 1871 che dai gruppi gauchistes, anarchici e trotzkisti è vista come l’antecedente storico di ogni sommovimento anticapitalista.

Ho visitato il Quartiere Latino in stato d’assedio, ho parlato con attivisti di Clown Army e AntiPub, ho letto avidamente Libération, Marianne, Le Monde, Le Parisien, Le Nouvel Observateur e sono andato all’assemblea mayday degli Intermittenti (salutati dal movimento con una scritta sulla facciata della Sorbona) dove c’erano anche sorelle e compagni di Roma e Torino, oltreché di Liegi e Amsterdam. L’atmosfera che ho trovato in città era quella di chi si trova nel mezzo della quiete apparente offerta dall’occhio del ciclone, sapendo che un passo indietro o un passo avanti ti risucchierebbe in una turbolenza sociale come non si vedeva in Europa da almeno vent’anni.

La maggioranza dei francesi non si è fatta far su da Chirac e appoggia la grande giornata d’azione di domani martedì 4 aprile, che sarà decisiva per le sorti successive del movimento. L’anno scorso, il movimento contro la riforma liceale Fillon si era arenato sulle vacanze pasquali. Le organizzazioni dei liceali UNL e FIDL e soprattutto coloro che l’anno scorso erano nei licei e quest’anno sono all’università sono probabilmente la parte più combattiva del movimento contro il CPE, che si è ormai trasformata in una crisi del regime gollista. Il movimento è bicefalo. Da una parte c’è la rete della assemblee autonome di università e licei che a partire dalla città di Rennes il 7 febbraio ha innescato il movimento. Il movimento è nato nella provincia nordoccidentale (Rennes, Poitiers) e poi si è esteso a Parigi, Marsiglia, Lione. Decisiva l’occupazione e lo sgombero feroce della Sorbona fra l’8 e l’11 marzo, per proiettare il movimento in una dimensione pienamente nazionale ed europea. A Parigi, Tolbiac ne è uno degli epicentri ed è lì che si terrà l’AG (Assemblé Générale) di oggi. Soprattutto gli anarchici della CNT (il parasindacato che unisce i giovani attivisti libertari), ma anche i trotzkisti della LCR e i giovani sindacalisti di base del SUD sono impegnati in questo fronte di movimento, insieme a tutta la sinistra eretica postseattlita e postoperaista.

Dall’altra parte, in relazione complementare col resto del movimento, ci sono i sindacati studenteschi, come la socialcomunista UNEF di Bruno Julliard (che Sarkozy sta cercando in queste ore di coinvolgere in una trattativa per disinnescare la tensione sociale) che in Francia hanno peso politico e una lunga tradizione (il che non impedisce di formarne di nuovi come l’europeista Confédération Etudiante condotta da Juliette Coudry). Chirac, non essendo riuscito a seperare gli studenti dai sindacati, come era riuscito invece a fare nel 1968 con gli accordi di Grenelle, sta cercando tramite l’odiato Sarkozy di tirare dentro l’UNEF insieme alla CGT e agli altri sindacati di operai, impiegati, quadri in una trattativa al ribasso. Vedremo domani se saranno frustrati nel loro intento.

Al traino degli studenti stanno i più importanti sindacati francesi, la radicalcomunista CGT, la socialista CFDT e la corporativa FO. Gli studenti sono riusciti a realizzare il miracolo. Per la prima volta in più di un decennio sono riusciti a riunire tutta la sinistra francese (socialisti inclusi) dietro la parola d’ordine di rifiuto della precarietà, che si annuncia come la questione decisiva per l’esito delle elezioni presidenziali del 2007.

Il problema della violenza nelle manifestazioni non è purtroppo una questione facilmente risolvibile con proclami ideologici o condanne a priori. Se in provincia la solidarietà fra studenti e banlieusards è agevole, a Parigi la questione è radicalmente diversa. Già l’anno scorso le manifestazioni dei liceali erano state aggredite da bande giovanili misogine e violentissime. E’ quanto è successo nella giornata contro il CPE del 23 marzo aux Invalides. dove un ragazzo individuato come punk è stato barbaramente aggredito da bande di adolescenti che gli hanno spaccato la testa perché tradiva un’etnia e una classe sociale diversa. La situazione è degenerata a tal punto che la CNT(!) è dovuta intervenire a protezione del corteo. Il risultato è stato la manif di giovedì 28 è stata ultrainfiltrata da agenti in borghese e la CGT si è dotata di un servizio d’ordine stalinista che ha menato a destra e a manca chi proprio non c’entrava niente, ma la pensava diversamente dall’artritico sindacato di sinistra. Insomma la diffusione nelle banlieues di una cultura da gang propria dei ghetti americani non rende esattamente agevole la sinergia fra i due grandi movimenti che hanno sconvolto la Francia in questi. Quello del non au CPE è un movimento generazionale di studenti — ergo di precari cognitivi — delle classi medio-basse che ha obiettivi sociali e politici molto chiari. L’esplosione delle periferie nell’autunno segna il rifiuto della segregazione sociale e la fine del repubblicanesimo monoculturale, ma la sinistra sia moderata sia radicale non ha idee precise su come affrontare la questione dell’underclass e non ha saputo far decadere la proclamazione dello stato d’emergenza.

Più in generale, la rivolta della Francia contro la precarietà parla sia della necessità di battersi per un democrazia radicale in Europa che possa colmare il fossato ormai invalicabile fra corpi sociali ed élite nazionali o europee, sia della necessità di ricostruire il modello sociale europeo dal basso, mettendo in campo la forza e l’effervescenza generazionale dei nuovi movimenti. E tu cosa aspetti a unirti all’insorgenza dell’europrecariato?