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Appello per Piero Mancini

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Ho saputo che Piero Mancini è stato arrestato in Brasile e che lo stato
italiano ne chiede l’estradizione. Vorrei offrire qui una piccola
testimonianza su questo amico e compagno che è una figura luminosa delle
lotte operaie e studentesche negli anni che son seguiti al 1968 in italia.

Piero Mancini è un compagno che ha lottato ed ha organizzato le lotte degli
operai, degli studenti e della gente senza lavoro lungo dieci anni
nell’Italia degli anni 70. Brillante studente e sociologo dell’Università di
Trento, dopo aver terrminato i suoi studi, aveva organizzato all’interno del
sindacato di sinistra cattolico, la Federazione Italiana degli Operai
Metallurgici (FIM), un importante gruppo di intervento e di studio. Aveva
partecipato, assieme ad altri giovani intellettuali come Giovanni Arrighi e
Romano Madera, all’organizzazione del movimento studentesco milanese. Nel
momento più forte delle lotte nel decennio 68-79, Mancini si era schierato
con l’autonomia di classe – con gruppi cioè che facevano all’interno della
classe operaia italiana lo stesso lavoro che in Brasile fece il PT. Mancini
inoltre partecipò e sostenne, con grande intelligenza e capacità di
sollecitazione critica,i primi gruppi nei quali collaboravano femministe e
lavoratori autonomi, e le prime organizzazioni del precariato metropolitano.
Quando si scatenò la repressione contro l’autonomia nel nord Italia, Mancini – che era allora un dirigente dei movimenti a Milano – critico, nei
confronti delle forme violente che certi settori del movimento avevano
assunto, lasciò l’Italia con grande coscienza critica e grande
consapevolezza delle involuzioni possibili del movimento stesso.
Posso testimoniare di quanto detto sopra. E lo faccio in termini di grande
amicizia e di grande stima nei confronti di Piero Mancini. Pur essendo stato
dopo il 79 il nostro dialogo intermittente, pure so che egli ha mantenuto
una grande fedeltà agli ideali di rinnovamento che avevano sollecitato la
sua giovinezza ed una lucidissima forza di interpretazione della crisi della
cultura, della politica e della civiltà italiane. Sono scandalizzato dal
fatto che quest’uomo saggio ed innocente possa oggi essere perseguitato da
una giustizia italiana cieca, partigiana e fratricida. Quando in realtà il
solo problema aperto in Italia è quello dell’amnistia e del riconoscimento
della funzione civica dei movimenti degli anni 70, in questo momento stesso
un governo quasi fascista, ferocemente illibertario, drasticamente
vendicativo, chiede al Brasile la restituzione all’Italia di un uomo libero – per imprigionarlo, per farlo morire in carcere. Noi speriamo, per il
rispetto che abbiamo di noi stessi e della storia italiana che abbiamo
vissuto, che questa immonda tentazione dei reazionari italiani, dei volgari
difensori di una patria esausta, dei responsabili della morte di Moro, venga
bloccata e che Piero Mancini sia messo subito in libertà.. Tantopiù che
Piero Mancini è, per quanto ne sappiamo, un fedele ed acuto interprete della
rivoluzione democratica che in Brasile si sta sviluppando dopo l’ accessione
al governo del PT e del bresidente Lula : egli vede qui la realizzazione di
alcuni degli ideali della sua giovinezza. Come potrà mai un governo del PT
tenere in carcere un uomo che ha nel mondo partecipato alla stessa passione
di rivolta e di ricostruzione ?
Cordialmente, a tutti gli amici e compagni brasiliani, pregandoli di
muoversi in favore di Piero Mancini, con affetto